sabato 14 aprile 2001

Seringua



La riserva estrattiva di Jaçy Parana' copre novantamila ettari di foresta. Le riserve estrattive sono aree esclusive affidate ai raccoglitori di gomma e alle comunita' che abitano lungo il fiume. Sono il risultato della lotta dei seringueiros, i raccoglitori di gomma, contro i signori del legno.
Quando taglialegna e latifondisti, assediavano le foreste con le motoseghe e con il fuoco, chiamati dal governo ansioso di creare "sviluppo" nell'Amazzonia profonda, i seringueiros raccolsero attorno a se i "popoli della foresta" con un'alleanza che andava dalle nazioni indigene alle comunita' di pescatori. Chi viveva nella foresta e della foresta, sentiva di doversi unire in gruppo per proteggerla dall'assalto. "Empate", si chiamava, quando una cinquantina di uomini e donne si mettevano davanti agli alberi per proteggerli dalle motoseghe. Diversi leader sindacali, diversi seringueiros morirono sotto i colpi dei pistoleros mandati dai latifondisti. Ma oggi le riserve estrattive coprono un dieci percento dell'intera foresta amazzonica brasiliana, e assieme a un altro venti percento di riserve indigene rappresentano il centro di qualsiasi strategia di protezione della foresta.

Una protezione ancora troppo fragile, erosa dalla altrettanto fragile economia della foresta. La gomma rende una miseria: 80 centesimi di real al chilo. Il mercato per altri prodotti forestali e' ancora debole: l'olio di copaiba, il dolce ed energetico frutto di açai, la noce brasiliana, di incredibile valore nutrizionale, sono prodotti che potrebbero assicurare vita alla foresta e alle genti che la abitano, e potrebbero impedire che quelle stessi genti, assediate dalla fame, si trasformino, allargando poco a poco gli orticelli di manioca e di riso.

Liuz Vidal dirige dell'associazione che gestisce la riserva, e fa un po' di tutto: tiene i contatti, cerca acquirenti, porta i pochi rifornimenti ai seringueiros sparsi lungo il fiume: una decina di munizioni a testa, strumenti di lavoro, del sale e carne secca. Carica tutto nella canoa a motore per il giro consueto e non dimentica di prendere la sua amaca, il machete e il fucile. E' un viaggio di ore, attraverso la spessa pioggia tropicale. La prima capanna dei seringueiros si intravede a meta' giornata, in una collinetta dietro la riva. Un uomo e una donna ci vengono incontro. Sono giovani, ma i loro corpi paiono curvati da un peso invisibile, i volti scavati. Un giocattolo di legno buttato dietro la capanna rivela la presenza silenziosa di un bambino.
L'uomo conta le cartucce, la donna ci porta un caffe' caldo e dolce. Poche parole essenziali, poi il viaggio riprende. Di nuovo ore di fiume, di pioggia, di rumoroso silenzio.
Una nuova capanna, piu' grande: vi abitano in quattro. Le facce sono sempre scavate, ma gli sguardi allegri. Una delle due donne e' giovanissima, forse sedici anni. Bellissima, dall'espressione ingenua e scanzonata su un bellissimo corpo appena addolcito dalle curve della maternita'. Il quinto ospite della capanna nascera' a luglio.
Ci offrono pesce di fiume cotto in brodo di limone, e dolce di zucca e manscavo, mentre si parla di dove trovare açai, di quanto olio da un buon albero di copaiba, di qual'e' l'anno giusto per raccogliere la noce brasiliana. Strane riunioni di economia forestale, lezione tenute da agronomi scalzi e senza camicia.
Quando ci accingiamo a ripartire, un problema al motore ci ferma. Siamo quasi a una giornata di navigazione dal paese. A remi, almeno quattro giorni.



Gli agronomi si trasformano in meccanici e rovistano nella ferraglia, mentre un esercito di insetti ci cala addosso, attratto dall'aria umida ed elettrica della pioggia in arrivo e dal tramonto ormai prossimo. Enormi farfalle screziate, vespe gialle e grosse, calabroni neri, libellule azzurre e rosse, zanzare di tutte le dimensioni e fattezze, tutti a ronzare dentro una spessa nuvola di microscopici moscerini succhiasangue che ci avvolge senza pieta', e che mi lasceranno due giorni gonfio e febbricitante. Quando il motore riprende a scoppiettare rauco, mando un ringraziamento a tutti gli dei di cui ho mai sentito parlare.

L'ultima sosta e' presso un sito abbandonato. La capanna e' trasandata ma qualcuno vi abita. Qualcuno che e' via da giorni: un gattino di un mese reclama la sua razione, e saltellando di speranza ci segue fino alla barca dove trova anche lui un po' di riso.

1 commento:

ivan ha detto...

un grazie sincero per l'aria fresca che siiamo respirando grazie ai popoli della foresta