mercoledì 5 agosto 2009

Rugiada



Una radura nel bosco. Erba verde, ancora giovane e umida di rugiada, nell'aria calda dell'estate. Un'ape ronza a distanza, assieme a qualche mosca. Un lieve stormire di foglie, su tra i faggi, e un silenzio avvolgente, come il sole che brilla sugli steli. Ma qualcos'altro brilla. È un pullulare di lucine. Rosse, gialle, turchesi, rosa. Si accendono e si spengono al minimo movimento, basta spostare la testa di qualche centimetro. Come le luci di una minuscola città di notte. Ma è giorno pieno.
Me ne resto affascinato a guardare questi fuochi artificiali in miniatura, catturato dai colori splendenti e sempre diversi, affascinato come un bambino. Ed è proprio da bambino questo spettacolo. Ha tutto il sapore della meraviglia per quell'evento di sogno che era l'albero di natale. O per la scoperta delle luci, dei disegni e degli strani animali del bosco, fatta quando ancora si dovevano portare i pantaloni corti e le ginocchia erano sempre sbucciate.
Me ne resto lì incantato, a guardare quei puntini che si accendono e spengono.



Non è che acqua. Stupide gocce d'acqua, vapore condensatosi al freddo della notte e poggiatosi sulla prima superficie a disposizione. Eppure quanta magia che c'è in questa cosa stupida. Ci sono i broccati di argentea filigrana intarsiati dalle gocce cristalline sulle tele di ragno. Ci sono le perle di luna, poggiate dalle fate, una a una, sulle foglie di alchemilla, le cui proprietà curative sono famose per i raffreddori. Del resto, cosa aspettarsi dall'erba degli alchimisti?