martedì 11 ottobre 2005

Porto di Livorno, caccia ai tronchi


Livorno, 11 ottobre 2005. L'alba tarda a venire, tra le gru del porto. Boati ferrosi rombano come tuoni tra le sirene dei muletti. Sull'asfalto sporco di petrolio e rottami, le pozzanghere disegnano geografie impossibili. Ancora una rete da scavalcare, un deposito di auto da attraversare. Ancora da immatricolare, sedute tutte uguali nel piazzale come pecorelle elettroniche. Altra rete, e un labirinto tra torri di container. Cerchiamo una strada per raggiungere la nave, la nostra nave. In arrivo oggi dal Camerun. Non e' la prima volta, dovrebbe essere un gioco da ragazzi, ma non c'e' niente da fare, e' sempre cosi': quando ci sei ti senti sempre principiante.
E poi, la nostra nave, la Guan He Kou, arrivera' in tempo? Il cargo cinese sembra scomparso. Si presentera' per tempo? Comunque dobbiamo aspettarlo.
Le nuvole sopra le colline iniziano a tingersi di chiaro quando raggiungiamo l'ostello di campagna che ci fa da base. Ultimo briefing, check del materiale da arrampicata, qualche veloce scambio di parole e sguardi, e ci si stipa nei furgoncini. O la va' o la spacca.
Quando sbuchiamo da dietro un container tra gli sguardi attoniti della ciurma, piu' che una protesta sembra una corte dei miracoli: scale, corde, moschettoni, ragazzi in tuta, dodici costumi da gorilla, perfino due alberi che camminano oscillando per la banchina. Ma poi lo striscione si gonfia al vento che viene dal mare, e il quadro diventa piu' chiaro. I finti gorilla si arrampicano sul legname della nave con cartelli che indicano: questa era la mia casa.
Sulla banchina gli alberi indicano tristemente i loro fratelli segati a bordo della nave. Gli attivisti con lo striscione chiedono di fermare la distruzione illegale delle foreste pluviali.
Questa nave per noi e' speciale, perche' sappiamo da dove viene il legname. Conosciamo la sua storia. Le cataste sono marcate SIM, Societe' Industrielle de Mbang che ha la compartecipazione di aziende italiane, fra cui la Piattolegno e la Dassi. Dietro questo porto, nel nostro paese, ci sono i quartier generali.

Ma ogni giorno a Livorno arrivano montagne di legname tropicale che viene usato per i mobili e per l'edilizia. E in molti casi la storia e' esattamente la stessa. Elefanti, gorilla di pianura e scimpanze' muoiono un giorno dopo l'altro su queste banchine.
A sera la protesta finisce. Come tutte le proteste, forse con un po' piu' di clamore. Infatti per rimuovere gorilla, alberi e climbers, devono intervenire ben cinque corpo: polizia, carabinieri, guardia marina, guardia di finanza e perfino i pompieri. Il tutto per consentire alle cataste sospette di essere scaricate e introdotte nel mercato italiano. Le illegalita' commesse dall'azienda che le ha prodotte non rientrano nel quadro legislativo. Il crimine e' commesso all'estero, da una societa' estera. Che poi questa sia controllata da italiani, per la legge italiana evidentemente non conta.
E cosi' con le foreste africane, se ne va un pezzo di futuro.

sabato 17 settembre 2005

Ancora taglio illegale. Chi paga il prezzo?


Mbam e Kim, 17 settembre 2005 .Al mattino, un'altra frittata, e poi via, altre 3-4 ore dei jeep, verso altre foreste devastate. Visitiamo un'altra area di taglio, questa volta piu' vicino alla zona dove la SIM sta ancora operando. Le strade sono oramai un vero labirinto nella foresta. All'improvviso, dietro una curva, ci aspetta un uomo, machete alla mano. - Ci hanno beccato - penso, ma mi sbaglio. E' un contadino venuto qui per i suoi banani. Qui infatti la foresta si alterna ai bananeti. L'uomo ci conferma che la compagnia e' stata qui, e ha operato per tutta l'area. Lo sa bene, dato che gli hanno abbattuto 800 banani e chissa' quanti alberi di cacao. Tutto un raccolto, per anni. Per compensazione, 150 euro. Quanto costa un banano?

Un'altra curva e ancora una sorpresa: un piccolo ma temibile serpentello verde brillante ci taglia la strada. Ci spostiamo e lo lasciamo passare: non e' il serpente piu' velenoso della foresta. Il piu' velenoso ha due gambe e talvolta i cingoli.
Pezzo per pezzo, tutte le aree di foresta che visitiamo, ci mostrano una diversa combinazione di permessi diversi, a volte usati indifferentemente nello stesso punto. L'unica cosa comune, ripetitiva all'ossessione, e' la disordinata devastazione, i tronchi sparsi a marcire, sotto questa pioggia che a forza di bagnare tutto, bagna anche i nostri pensieri. Poi il sole compare, e allora rimpiangiamo la pioggia. Continuiamo per giorni a mangiare frittata e a perlustrare aree di foreste. Continuiamo a collezionare immagini di distruzione e prove del misfatto.

Seguiamo i camion, raccogliamo informazioni. Ci troviamo perfino fortunosamente nel mezzo di un campo di taglialegna. Cerchiamo di disegnare la mappa del complicato sistema di societa' che sta dietro all'avanzata della distruzione. Ora bisogna ritornare alla capitale, verificare le informazioni trovate, sondare ipotesi, poi di nuovo riverificarle sul campo, in foresta. E' cosi' che nasce un "crime file".

Ci avviamo per via del ritorno seguendo la stessa direzione dei camion carichi di tronchi. In macchina un ospite ingrato: un'allegra mosca tse-tse. Ma adesso non possiamo permetterci il lungo sonno, abbiamo fretta. Superiamo i carichi di legname: dobbiamo arrivare prima noi per poterli aspettare. In Italia, dove c'e' il mandante.

venerdì 16 settembre 2005

Saccheggio illegale


Mbam e Kim, 16 settembre 2005. Piove di continuo. Quando usciamo dalla jeep, l'acqua continua a cadere. I piedi affondano nella terra, smossa di recente dalle ruspe e gonfia di acqua. La strada attorno a noi e' un panorama di devastazione. Alberi ritorti ammassati ai lati, tra terra sbancata e massi divelti. Al centro della strada, un fosso scavato dalla pioggia torrenziale: in breve questa strada, quasi in verticale, iniziera' a erodere la foresta. O quel che ne rimane.

La strada conduce a un'area di stoccaggio dei tronchi, piena di tronchi abbattuti e abbandonati. Molti portano il marchio della compagnia, si chiama "SIM", ma il codice indica un permesso di taglio lontano una decina di chilometri almeno. Altra strada, altra area di stoccaggio. Questa volta i tronchi non sono neppure marcati. Altra strada, altra area di stoccaggio, e compare un'altro logo, quello di una societa' minore, in realta' un prestanome della compagnia. Scopriremo poi che la compagnia disponeva un titolo di taglio, ormai scaduto, su un'area di 2000 ettari, ma nel frattempo ha operato, e continua a operare, in tutta la zona circostante, usando diverse sigle e diverse coperture, e delegando le proprie operazioni piu' sporche a un subappaltatore che opera ora sotto un nome, ora sotto un altro. I permessi impiegati poi sono un capolavoro di fantasia: quando non si tratta di quello di una concessione ben lontana, se ne usano di diversi. Come il permesso per rimuovere i tronchi abbattuti durante le opere di sviluppo. Si, per esempio costruire ponti, infrastrutture o altro. Ma davanti ai nostri occhi c'e' solo una foresta devastata. Sembra l'unica opera da queste parti. Di sviluppo? Sentiamo cosa ne pensano li abitanti della zona.


La prima sosta e' presso il capo villaggio, che ci racconta della felice collaborazione della sua gente con la compagnia. Un bel giorno gli abitanti del villaggio vedono arrivare gli uomini della SIM che fanno loro tante promesse. In cambio, assicurano, hanno gia' ottenuto il permesso di tagliare nella loro foresta. Il permesso in realta' non esiste, o almeno e' un po' strano. Quello che succede alla gente del villaggio e' ancora piu' strano. Gli abitanti del villaggio infatti non sanno che -per legge- gli spetta un tanto al metro cubo. Poca cosa rispetto al valore del legno, appena un euro e mezzo o due, niente se comparato al valore del legname appena sbarcato in Italia: 500-800 Euro o piu'. Poco o tanto, loro non lo sanno, ne' glie lo dice l'uomo della SIM, che si limita a raccogliere desideri, metterli su un pezzo di carta, firmarlo in pompa magna e poi portarselo via. Si, proprio cosi': se lo porta via. Alla gente del villaggio non resta neppure una copia del "contratto", figuriamoci le opere pubbliche che l'impresa si era impegnata a costruire: i due ponti, la scuola, la casa comune, il campo di calcio. Anzi no, il campo di calcio e' stato costruito: un'area spianata a raso (magari per portarsi via gli alberi annessi). Ma in discesa. Si, il campo non e' che un pezzo di terra sbancata, tutta buche, ma soprattutto e' in chiara pendenza, cosi' che la squadra che gioca dal lato alto sa gia' di vincere. Buon per loro. Nient'altro, a parte dei pezzi di lamiera ondulata. Forse avevano terminato gli specchietti e le collanine... Le ruspe intanto devastano la loro foresta, portandosi via ogni giorno una decina di camion carichi di tronchi di ayous, iroko, aniegre. Gli abitanti del villaggio, ingrati per il campo truccato, insistevano sulla costruzione di almeno uno dei due ponti. Beh, dopo diverse proteste alla fine la compagnia promette di mandare una ruspa. Tutti esultano quando la ruspa promessa arriva il giorno successivo. Ma nella fretta si gli impiegati dimenticano di costruire il ponte, e vanno dritti dritti in foresta, a sbancare una nuova area. La gioia si trasforma in furia, e l'intero villaggio blocca i camion dei tronchi. Il finale lo sappiamo tutti, e' quello di sempre: telefonata alla capitale, finta trattativa, poi dalla compagnia chiamano direttamente l'ufficio del governatore, e la gendarmeria arriva e arresta gli 'insorti'. I gendarmi non sanno, ovviamente, che qualcuno si sta portando via illegalmente la foresta. Storie di ordinaria normalita'. Per la cronaca: il ponte e' stato costruito, alla fine. Usando legno tenero, in modo che durasse solo il tempo dei lavori di taglio; ora inizia gia' a marcire.

La sera, alla pallida luce della lampada a petrolio, mettiamo insieme i dati raccolti, prima di tuffarci sotto la zanzariera.

giovedì 15 settembre 2005

Made in Italy


Verso nord, 15 settembre 2005. La pioggia si spalma sul finestrino come una valanga di marmellata. attraverso vetri appannati, la foresta e' una fila di nuvole su strati diversi, che degradano dal verde scuro al grigio indistinto del cielo. La jeep oscilla sulla piccola chiatta che sbanda sulle acque gonfie e limacciose del fiume, appesa ad un esile cavo metallico.
Abbiamo lasciato la capitale Yaounde' per dirigerci verso alcune aree di foresta, dove operano nostri connazionali. Abbiamo sentito infatti che c'e' qualcosa che non va, e volgiamo vederci chiaro, in prima persona. Il viaggio e' lungo, la strada un unico fiume di fango viscido come ghiaccio, su cui talvolta la jeep slitta, avanzando in posizione diagonale, con le ruote posteriori che sbandano in continuazione. La mattina inizia verso le sei, con la colazione a base di frittata e nescafe'. La frittata ci accompagnera' per tutto il viaggio: e' l'unica cosa che si trova. Frittata a colazione, frittata per cena (il pranzo non esiste da queste parti: si lavora). Il nescafe' la dice lunga su come funzionano la cose da queste parti, dove il caffe' viene prodotto, ma non si trova che in citta'. Solo caffe' in polvere e latte condensato. Comprate Nestle'.

sabato 10 settembre 2005

Gorilla sotto un treno 3



Ebo, 10 settembre 2005. Ci avviamo di buon mattino fino alla strada che porta alle tre concessioni. E' la stagione delle piogge, e i lavori sono momentaneamente sospesi. La strada, ci dicono non e' ancora terminata. Ossia, non ha ancora raggiunto la trinitaria concessione, ma manca poco. Camminiamo lungo lo squarcio rossastro, i piedi ci vengono afferrati dal fango, quasi come se la rabbia della terra avesse una forza espressiva.

L'aria e' quella di un forno a vapore. Lungo la strada scopriamo che c'e' stata un'ulteriore moltiplicazione della concessione: su entrambi i lati della strada, percorsi aperti dalle ruspe si aprono nel cuore della foresta. Un labirinto di strade che risalgono costoni, si tuffano nei ruscelli per arrampicarsi di nuovo oltre gli argini, a caccia di tronchi. Riusciamo a percorrere solo una decina di chilometri dei quella strada, poco piu' della meta', e un buon numero di strade laterali, poi la pioggia torrenziale ci suggerisce di non passare la notte in foresta, senza una tenda. Ma il quadro e' abbastanza chiaro: non e' una strada, e' un massiccio sistema di sfruttamento illegale, che avanza chilometro dopo chilometro, puntando alla montagna dove si dei gorilla. Fotografiamo i tronchi, i loghi e prendiamo il punto col GPS per ricostruire una mappa di quello che accade tra queste montagne. Dopo le ruspe e le motoseghe, questa strada offrira' un ottimo servizio ai bracconieri interessati a cacciare gli ultimi gorilla di questa regione.

Perche' tutto questo? Per ottenere l'Azobe', un legno particolarmente resistente, utilizzato per fabbricare la traversine dei treni o i pali dell'agricoltura.
Traversine… Ne vale la pena? Sotto una pioggia torrenziale ci avviamo per il sentiero, trasformato in un torrente di fango. Grossi massi rotolano giu' dai bordi della strada, tagliata in alcuni tratti a quattro metri di profondita'. Poi le nuvole si diradano, andandosi a rintanare tra una collina e l'altra. La sera ci sorprende all'arrivo, con i colori argentei della luna piena sparsi sulle fronde degli alberi. Guardiamo questo magico panorama, mentre ragioniamo su tattiche e strategie: siamo ancora in tempo per fermare la strada. Ancora per poco forse: la stagione delle piogge inizia a declinare. Ancora un mese. Un tempo prezioso, per i gorilla. E per noi.

giovedì 8 settembre 2005

Gorilla sotto a un treno 2



Ebo, Camerun, 8 settembre 2005. Allarmati, decidiamo di recarci sul posto. Ci serve un'intera giornata prima di raggiungerla strada forestale. Quando arriviamo nella foresta e' il tramonto , e l'aria dorata ci regala uno scenario da sogno, con infiniti orizzonti di foresta che s'inseguono in un'impossibile gioco di trasparenze. Il secondo benvenuto e' meno piacevole: uno sterminato sciame di microscopici moschini ci avvolge, e nel giro di pochi minuti sembra che abbiamo il morbillo.

Le ricerche ci portano ad un'altra scoperta: esiste un'altra mappa depositata presso l'autorita' forestale di zona, in cui la concessione si e' moltiplicata per tre. Tre concessioni, una vicina all'altra, in un miracolo di moltiplicazione trinitaria.

mercoledì 7 settembre 2005

Gorilla sotto al treno - la Foresta di Ebo


Ebo, 7 settembre 2005. La strada avanza, giorno dopo giorno, puntando dritta verso i nidi dei gorilla. E' un taglio, una piaga purulenta, grondante di fango rosso e sassi. Squarciato il manto verde della foresta, il sangue della terra ne sgorga melmoso.

Ebo non e' una semplice foresta. Colline affollate di alberi, piccole montagne e vali burrascose, tuffate in pozze di nuvolaglia. Sagome di di rilievi alberati, in file successive, l'una dietro l'altra, avvolte in scialli di nebbia. Ebo e' la foresta piu' ricca di biodiversita' del Camerun, ma questa secca descrizione non rende l'idea della multiformita' di sagome e tonalita' di colore. Questa foresta e' speciale anche per un altro motivo: di recente vi e' stata scoperta una nuova popolazione di gorilla. I gorilla di pianura sono distribuiti tra Camerun, Congo e Repubblica Centroafricana. Il fiume Sanaga segna il loro confine naturale. Almeno cosi' si pensava. Piu' a nord, al confine con la Nigeria, vive una sottospecie, il crossriver gorilla. La foresta di Ebo si trova molto piu' a sud rispetto a quest'area, ma ben piu' a nord del fiume Sanaga. Non e' ben chiaro a quale delle due sottospecie appartengano i gorilla della foresta di Ebo. Potrebbe perfino trattarsi di una nuova sottospecie. In ogni caso questo ritrovamento ribalta tutta la teoria sulla distribuzione dei gorilla. Nuovi studi ci diranno forse chi sono i gorilla di Ebo. Forse, o forse non lo sapremo mai, perche' le motoseghe gia' operano in quell'area.

Cerchiamo di vederci chiaro, e ci procuriamo le mappe degli avvistamenti di gorilla e dei loro nidi recenti. Le confrontiamo con le mappe dell'allocazione delle concessioni forestali, e restiamo scioccati. Nella foresta di Ebo una vasta concessione e' stata di recente assegnata alla TRC, del gruppo olandese Reef. E un'altra concessioni piu' piccola e' stata rilasciata ad una impresa camerunese SFW. Le Ventes de Coupe (Vendite di Volumi Fissi) sono autorizzazioni di sfruttamento di piccoli appezzamenti di foresta (inferiori ai 2.500 ettari) vendute al migliore offerente. Questo tipo di permesso incoraggia uno sfruttamento distruttivo e non richiede alcun piano di gestione forestale. In genere questi tipo di concessioni non sono controllate, e le foreste sono quelle gestite nel modo peggiore. La Vente de Coupe in questione, la 07 02 32, risulta esattamente nell'area dove sono stati identificati numerosi nidi di gorilla!

domenica 15 maggio 2005

Un futuro per le foreste gelate




15 aprile 2005. Il pomeriggio a Inari, durante la conferenza stampa degli scrittori, nuovo afflusso di logger. E di politici, venuti dalla Francia, per attizzare il conflitto con insulti, frasi a effetto e altisonanti corbellerie. Il risultato e' poco efficace, le sciocchezze si smentiscono da sole. Ma la barriera di comunicazione, ches sembrava fosse possibile abbattere, e' di nuovo li. In nome del rifiuto di ogni critica, di ogni dissenso, di ogni discussione. Dietro i logger mandati allo sbaraglio, c'e' il grande assente, le multinazionali della carta. Gli scrittori avevano chiesto di incontrare la Stora Enso per ascoltare le loro ragioni, ma non hanno ottenuto risposta. Il messaggio e' chiaro: facciano il loro lavoro, senza occuparsi della carta su cui scrivono. Ma le cose non stanno cosi', e diversi di scrittori hanno alzato il telefono, parlato col proprio editore, richiesto garanzie. Quando saranno in molti a chiedere le stessa garanzie, anche l'industria si dovra' adeguare, e smettera' di alimentare la distruzione. Allora sara' possibile avviare una gestione responsabile di questo remoto paradiso. Rispettando di diritti delle foreste e della biodiversita', ma anche di chi viene ospitato in questi ambienti: i Sami, i taglialegna e di chi lavora con l'ecoturismo, che - detto per inciso- rappresenta la prima fonte di reddito nella regione.

venerdì 15 aprile 2005

15 aprile 2005. Il pomeriggio a Inari, durante la conferenza stampa degli scrittori, nuovo afflusso di logger. E di politici, venuti dalla Francia, per attizzare il conflitto con insulti, frasi a effetto e altisonanti corbellerie. Il risultato e' poco efficace, le sciocchezze si smentiscono da sole. Ma la barriera di comunicazione, ches sembrava fosse possibile abbattere, e' di nuovo li. In nome del rifiuto di ogni critica, di ogni dissenso, di ogni discussione. Dietro i logger mandati allo sbaraglio, c'e' il grande assente, le multinazionali della carta. Gli scrittori avevano chiesto di incontrare la Stora Enso per ascoltare le loro ragioni, ma non hanno ottenuto risposta. Il messaggio e' chiaro: facciano il loro lavoro, senza occuparsi della carta su cui scrivono. Ma le cose non stanno cosi', e diversi di scrittori hanno alzato il telefono, parlato col proprio editore, richiesto garanzie. Quando saranno in molti a chiedere le stessa garanzie, anche l'industria si dovra' adeguare, e smettera' di alimentare la distruzione. Allora sara' possibile avviare una gestione responsabile di questo remoto paradiso. Rispettando di diritti delle foreste e della biodiversita', ma anche di chi viene ospitato in questi ambienti: i Sami, i taglialegna e di chi lavora con l'ecoturismo, che - detto per inciso- rappresenta la prima fonte di reddito nella regione.

giovedì 14 aprile 2005

L'incontro con i logger


Stazione forestale di Greenpeace 14 aprile 2005. Ci rechiamo alla stazione forestale di Greenpeace assieme agli scrittori, mella speranza di calmare le acque. La stazione e' ancora "assediata " dai logger, i taglialegna, che alzano cartelli contro greenpeace: Greenpeace nazi, Greenpeace=AlQuaida, Fuck FSC.

Slogan contraddittori piu' che altro, dato che la certificazione FSC sarebbe un metodo per aumentare, e non diminuire il lavoro. Ma sappiamo tutti che e' un'altra la partita che si sta giocando nelle foreste della Lapponia, e vengono costruite su misura minacce di licenziamento, per usare i logger come massa di manovra.

Nei giorni scorsi minacce e insulti. Questa mattina i logger hanno bruciato le croci di fronte al campo, simulando la simbologia del Ku Klux Klan. Dopo la visita alla stazione, proponiamo agli scrittori di approcciare i logger. Con loro non possono limitarsi agli urli e agli insulti, puo' essere un'occasione per aprire un dialogo. Gli scrittori raccolgono la proposta con entusiasmo: sono qui per conoscere, per parlare con tutti. Per una mezz'ora il nostro Niccolo' Ammaniti e Xavier Moro, lo scrittore spagnolo, scambiano opinioni e punti di vista. “Cosa direste se venissimo nel vostro paese a criticarvi, e a chiedervi di ripiantare le foreste che avete distrutto?” Ripetono i logger. “Ma certo, venite! - risponde Karel - abbiamo bisogno di critiche che siano costrittive. Ascoltare e' essenziale per cambiare. E noi non siamo qui per condannare nessuno, ma per dirvi, in amicizia, di non commettere i nostri stessi errori”. Uno spiraglio effettivamente si apre. Sembra quasi che si possa aprire un dialogo. Ma nello stesso momento gli attivisti, che demarcano le aree Sami, sono seguiti e minacciati, i cartelli rapidamente eliminati. Sembra che il conflitto sia deciso e alimentato altrove.



Torniamo stanchi e un po' depressi. Ma i Sami sembrano sapere come farci tornare il buonumore. Ci invitano nella sauna, e poi tutti dentro al lago. Dentro al lago? Si, basta spaccare la crosta di ghiaccio e buttarsi dentro. Facendo attenzione a non perdersi sotto al ghiaccio. Una cosa e' sicura, dopo la sauna l'acqua a zero gradi non e' affatto fredda. Ed e' vero, provare per credere. Cosi' come e' vero che questa strana cura fa tornare il buonumore. E anche l'ottimismo: domani e' un altro giorno.

mercoledì 13 aprile 2005

Arrivano le motoseghe


Stazione forestale di Greenpeace,13 aprile 2005. I tagliaboschi della Metsaehallitus hanno iniziato l'assedio al campo ambientalista. Dalla Stazione Forestale Rossano, cuoco di professione e attivista manda una mail allarmante: "Si sono presentati con un mostro lungo 15 metri, un trattore per la raccolta dei tronchi dotato di gru e rimorchio, con il quale hanno iniziato ad avvicinarsi al nostro campo con gran dispiegamento di cavalli vapore e luci. Il primo pensiero e' stato: 'ok, e' fatta, vogliono smantellare il campo!', non ci eravamo resi conto che la gru fosse disegnata per sollevare tronchi e nient'altro. E' stato un frenetico (e ammirabile nella sua efficienza, visto il poco tempo che pensavamo di aver a disposizione) prepararsi alla resistenza, con chi si incatenava ai container, chi vi saliva sopra, chi faceva foto e filmati..."
Ragazzi mandati allo sbaraglio, agitando il solito straccio: l'almbientalismo che minaccerebbe i posti di lavoro. Girano vestiti in tuta mimetica, portando coltellacci e accette, guidando mezzi ciondolati fin quasi sopra le tende del campo.
Insomma, la tensione sale, dobbiamo trovare il modo di controllare gli eventi.
Cambiamo tutti i programmi: domani si va alla Stazione Forestale.

martedì 12 aprile 2005

Scrittori nella neve



Nellim, 12 aprile 2005. La piccola comitiva che viaggia in questa area remota e' un po' speciale. E' un gruppo di scrittori europei venuti in questo angolo di mondo per vedere alcune delle ultime foreste primarie europee. Queste foreste vengono tagliate, prevalentemente per farne cellulosa, ed alimentare la domanda europee delle multinazionali della carta. Tra loro c' e' Niccolo' Ammaniti, che gia' da tempo si batte per il futuro delle foreste, ottenendo di stampare i propri libri su carta riciclata. Seduto con noi sulla pelle di renna, guarda la foresta che scorre ai lati. "E' un posto bellissimo - dice respirando profondamente - ti senti subito meglio. Dovrebbero venirci tutti gli scrittori, in posti come questo. E' davvero impressionante vedere da dove viene la carta su cui vengono stampati i nostri libri". Niccolo' Ammaniti e' stato tra i primi ad unirsi al progetto di Greenepace "scrittori e editori per le foreste” e stampando diversi suoi libri, tra cui il fumetto "Fa un po' male" e la ristampa di "io non ho paura”, sono stampati su carta amica delle foreste.



Gli allevatori Sami ci guidano lungo una pista segue i rilievi naturali, la posizione ce la da il sole invernale, abbassato verso il sud, oltre il confine. Piu' avanti si iniziano a vedere le impronte delle renne. Vengono qui a mangiare i lunghi licheni "a coda di cavallo” fatti cadere dal vento. L'unico cibo offerto loro da questo paesaggio di neve.

Ci fermiamo in un angolo meraviglioso di foresta, tra ceppi aguzzi e alberi centenari, dove in pochi minuti i nostri ospiti accendono un fuoco sulla neve e cuociono il caffe' dentro vecchi bollitori di ottone anneriti dal fumo. Buttando giu' bicchieroni di caffe' caldo, ci rilassiamo, Qualcuno resta un po' trasognato a guardare la foresta, qualcuno si lascia incantare dal fuoco. Alcuni scrittori parlano con i pastori Sami, altri con gli attivisti di Greenpeace. Si intrecciano le frasi si intrecciano sulla storia di questa foresta, considerata dalle autorita' come una 'foresta commerciale', ossia da tagliare a piacimento, e la storia del popolo Sami, che ogni anno si ritrova con un pezzo di terra in meno per le proprie renne, con un pezzo di vita in meno per la propria cultura.

Una breve sosta. L'acqua per il te si prende spaccando il ghiaccio di un lago, il fuoco si accende su un tappeto di rami adagiato sopra la neve con sapienza antica.

Sulla via del ritorno, mentre dal cielo iniziano a cadere i primi fiocchi di neve, gli scrittori si fermano a demarcare i margini dell'area dei Sami, affiggendo cartelli gialli che avvisano "area Sami, divieto di taglio". Ma sanno che la battaglia per le foreste la combatteranno prevalentemente a casa propria, battendosi per stampare i libri, innanzitutto i propri, su carta amica delle foreste, riciclata o certificata FSC, e aprendo la strada a un modo diverso di produrre libri.

venerdì 25 marzo 2005

Nelle foreste primarie della Finlandia




25 marzo 2005, Nellim, Finlandia nord-orientale, un migliaio di chilometri a nord da Helsinki. La slitta di legno scivola scricchiolando sulla neve. Lungo il fondovalle scorrono alcuni gruppi di alberi, laghetti gelati. massi granitici coperti di neve. Ai lati, sulla collina, scorre silenziosa la foresta.
Il veloce snowboard dei pastori di renne Sami ci rimorchia verso il cuore di una delle loro foreste. Siamo a meta' aprile, ma l' inverno non sembra ritirarsi, qui nella Lapponia settentrionale, se non nella neve appena umida nelle ore di massimo calore.

Sulla destra una serie di segni gialli ci avvisa che stiamo costeggiando il confine con la Russia. Ai lati mucchi di tronchi pluricentenari, tagliati e abbandonati ormai da anni, ci dicono che questa area e' stata tagliata nel settembre 2003. Man mano che ci addentriamo pero' , la foresta si fa sempre piu' intonsa, fino a trasformarsi in uno scenario stupefacente. Dopo chilometri e chilometri di alberi della stessa altezza, ora alti pochi spanne, ora maturi, ora appena piantati, ora la foresta appare nella sua bellezza incontaminata: alberi giovani protesi verso l' alto, altri ormai vecchi e contorti, come una sorta di giganteschi bonsai naturali, ceppi bruciati dai fulmini e rimasti nella foresta, dove offrono ospitalita' a centinaia di specie.

E poi silenzio, un immenso mare di silenzio invernale, dove il freddo sembra cristallizzare i pensieri sopra un orizzonte di incredibili colori tenui. Queste terre gelate sono state per millenni dominate da spiriti e forze misteriose governate dalla sofferta saggezza degli sciamani. E ogni culto sciamanico si concentrava attorno ad un albero cosmico, l'albero che sostiene il cielo con i suoi rami, e lo collega alla terra e agli abissi del sottosuolo, dove, attorno alle sue radici, si snodano trame misteriose.
Sui rami dell'albero cosmico, come corvi stanchi si poggiano le anime dei morti, in attesa di volare verso il cielo.
Oggi gli alberi cosmici vengono abbattuti. Tutti gli alberi vengono abbattuti, anzi, l'intera foresta. Qui infatti l'agenzia statale Mehtaellithus pratica ancora il taglio a raso, ossia tutta la vegetazione viene rimossa. Saranno poi ripiantati nuovi alberi tutti uguali, utili per la produzione di legno, ma la ricchezza di vita della foresta millenaria e' perduta per sempre. In Finlandia le foreste primarie sono concentrate tutte qui, nella regione nord-orientale. Si tratta appena di un ventesimo delle foreste del paese, non oltre 20 milioni di ettari: un'area per nulla essenziale all'industria. Ma assolutamente necessaria a centinaia di specie, alcune delle quali considerate minacciate dall'IUCN, come lo scoiattolo volante, la Ghiandaia siberiana e il Picchio tridattilo.

Secondo il Centro Regionale Ambientale di Kainuu, la frammentazione dei paesaggio forestale e il calo della quantità di legno morto al suolo causato dall'industria forestale, continuano a minacciare la sopravvivenza delle specie viventi tipiche delle foreste primarie. "Fino a quando tutte le foreste naturali e le foreste primarie non saranno protette dal taglio
industriale, sara' probabile l’estinzione di massa delle specie" conferma il Professor Ikka Hanski, dell'Universita' di Helsinki. Un quadro preoccupante.

Ma c'e' un altro aspetto di questa pratica: sta distruggendo la vita dell'ultimo popolo indigeno europeo, i Sami. L'allevamento brado delle renne e' alla base della cultura Sami. Questo popolo vive nelle aree settentrionali di Svezia, Norvegia, Finlandia e nella penisola russa di Kola. Nel lungo inverno artico, le foreste centenarie della Lapponia assicurano loro la sopravvivenza: sui rami e sul tronco degli alberi centenari cresce il lichene delle renne, che diventa il cibo invernale di questi animali quando l'erba e' irrimediabilmente coperta da uno strato di neve gelata. Le piantagioni di alberi a scopo produttivo sono inservibili. In questo modo la Metsaehallitus riperpetua un conflitto contro gli indigeni Sami vecchi secoli, fatto di leggi disciminatorie, volte alla distruzione della loro identita' culturale.


In teoria la legge finlandese e internazionale, oltre a un buon numero di accordi e convenzioni, assicura ai Sami il diritto di praticare la loro attività tradizionale, il pascolo delle renne in Lapponia. Negli ultimi due decenni, l’agenzia statale Metsähallitus ha però continuato a tagliare alberi in importanti foreste-pascolo delle renne. Oggi molte di queste aree sono già state tagliate.

A partire dagli anni '90 diverse comunita' Sami hanno chiesto una moratoria del taglio nei pascoli invernali, ma senza successo. Nel 2003, assieme a Greenpeace e all’Associazione Finlandese perla Protezione della Natura (FANC) hanno mappato le foreste ritenute essenziali al pascolo invernale delle renne. Sulla base di queste mappe, hanno richiesto una moratoria del taglio nelle aree identificate, fino a quando non sia stata raggiunto un accordo sul futuro delle foreste e sulla loro protezione dal taglio industriale. Questa richiesta è stata ignorata.

"Le pratiche della Metsähallitus decise a Helsinki discriminano la gente Sami" dice Hannu Magga, allevatore Sami di Lappi. "Sembra che i Sami siano sopportati giusto come decorazione, quando indossano i costumi tradizionali. Ma a parte questo, sembra che l'unico popolo indigeno della Finlandia non abbia alcun valore".
"I pascoli sono stati abbattuti così spietatamente, che gli allevatori sono rimasti senza pastura invernale. Aggiunge Kalevi Paadar, allevatore di Nellim. "Il lato orientale del gruppo di pascoli è stato tagliato così intensivamente che resta solo un posto in cui alle renne piace stare, dove resta un po' di foresta centenaria. Quest'inverno solo un terzo delle nostre renne è stata in quest’area. Il resto ha dovuto trovare riparo piu' a sud, in direzione delle aree protette di Saariselka".

Sulla neve troviamo le tracce recenti di un campo di taglialegna. Ceppi nudi, trucioli, rami , cortecce, e sulla neve ancora le tracce dei mezzi cingolati. Da un lato, un mucchietto di rifiuti, pacchetti vuoti di sigarette, alcune cartacce: il ciclo e' completo. Infatti gli alberi millenari portati via dalla Metsaehallitus finiranno presto buttati via proprio in questi rifiuti cartacei.
I giganti dell'industria della carta, Stora-Enso, UPM-Kymmene e M-Real sono i grandi acquirenti dei prodotti forestali della Finlandia, un quarto del mercato mondiale delle carte grafiche. Per rifornire questa vorace industria della carta, le foreste finlandesi vengono distrutte e trasformate in cellulosa, carta, imballi e quindi rifiuti. E non basta. Questi colossi importano e consumano un decimo di tutto il legno prodotto in Russia, in gran parte di origine illegale.