domenica 2 settembre 2007

Kalimantan, Sumatra - Dighe contro il fuoco


Palang Karaya, Kalimantan

Campi verdi scorrono sotto un cielo brillante. Il vento fresco mi smuove i capelli, sotto di me un motore canta. Gli occhi appena aperti faticano a mettere a fuoco quel verde. Sembra di vedere fasci d'erba tenera ammassati a ciuffi sotto i muri a secco delle malghe alpine. Una palma isolata mi proietta di colpo ai tropici, e ricordo di essere seduto su una motocicletta in viaggio tra Palangka Raya e Sebangau, nel Kalimantan Centrale.
Davanti a me Ciscius guida ad andatura costante, oscillando dolcemente sulla strada irregolare. Ai bordi della via un mare di felci si china in onde regolari al passaggio del mezzo. Ciscius lavora all'Universita', ma non insegna formule, non tiene esami. Il suo lavoro e' nei campi e nelle foreste, il laboratorio del mondo.

Mi stropiccio gli occhi spaesato, ma non sono troppo stupito per lo sfasamento. e' stato un vero e proprio viaggio nel tempo, quello in cui Ciscius mi ha guidato. Una visita al futuro prossimo di Sumatra e Papua: i grandi progetti agricoli di sviluppo che hanno portato solo miseria, incendi e devastazione ambientale. Un milione di ettari, era lo slogan. Un progetto megalitico: bonificare le foreste palustri e trasformarle nella ciotola di riso dell'Indonesia, facendo diventare il paese esportatore mondiale di cereale.

Un esercito di contadini e' stato deportato dalle regioni sovrappopolate di Java fin nel cuore delle paludi torbiere del Kalimantan Centrale. Gli hanno assegnato un fazzoletto di terra rasa al suolo, e se ne sono andati via. Solo che non era terra, era torba. E sotto la torba, sabbia. Un suolo improduttivo e soggetto a incendi terribili, come tutte le torbiere drenate e disseccate. Anche perche' il fuoco e' l'unico modo economico per rendere appena un po' fertile un suolo che non lo e', almeno per una stagione. Ma anno dopo anno, fuoco dopo fuoco, la torba finisce in cenere e viene drenata via. Quel che resta e' sabbia sterile.

Dopo pochi anni di vita nella miseria, migliaia di questi contadini sono scappati via. Alcuni, non avendo dove andare, resistono come spettri in una terra abbandonata, dove perfino quel po' di manioca che riescono a produrre giace invenduta nei cortili polverosi.

Chi ha guadagnato con questo progetto e' gia' scomparso da tempo, e ora investe in altre regioni, nella speranza di ripetere il colpo grosso. Sono le compagnie del legno indonesiane, malesi e cinesi, create dai potenti amici dell'ex dittatore Suharto. Si sono aggiudicate i diritti per la rimozione del legname nelle aree di "bonifica". Nessuna necessita' di piani di gestione, nessuna regola, se non quella di portare via il massimo nel piu' breve tempo possibile. E così tonnellate di meranti e ramino hanno fatto rotta verso i mercati italiani e europei.

"Ho spiegato ai funzionari del governo che il Mega Rice Prject non avrebbe funzionato. Non poteva funzionare - dice il professor Suwido Limin, della'Universita' di Palangka Raya - Non poteva, perche' il suolo e' povero, e il fondo sabbioso drena quel po' di i nutrienti generati bruciando la torba. Ma non mi hanno dato ascolto. Ora riparare i danni e' un processo lungo e costoso."
Con un piccolo gruppo di persone legate all'universita' lavora con i pochi contadini rimasti ostaggio della torba, e tenta di restaurare le foreste devastate. Assieme hanno costruito dighe per bloccare i canali di drenaggio, per restituire a quei campi sventurati l'acqua e la vita. Assieme hanno organizzato squadre di pompieri volontari per contrastare gli incendi. E hanno piantato alberi che proteggessero il suolo dal sole facendone un vettore delle fiamme. Ma e' un processo lento, costoso, faticoso. e' una lotta contro il tempo e contro il fuoco che funesta la regione.

Le immense fortune accumulate dai baroni del legno oggi non basterebbe a coprire un centesimo dei costi di riabilitazione. e' stata un'autentica guerra di saccheggio, così come e' una guerra di saccheggio l'espansione delle piantagioni di acacia e di palma da olio su terreni tanto ricchi di vita quanto poveri di nutrienti. Ma tra le pieghe della devastazione questi universitari contadini hanno preservato tesori inestimabili. Ciscius mi porta in una foresta protetta da un progetto congiunto con l'Hokkaido Institute. Una foresta protetta con la scusa di studi meteorologici. Una scusa neppure troppo sfacciata, dato che le principali ricerche sulle emissioni delle torbiere tropicali si svolgono proprio nella piccola capanna nel cuore di questa foresta. Ed e' qui che, arrampicandomi su una torre di avvistamento, ho il mio primo faccia a faccia con un orango. Anzi due, una mamma col piccolo. Un presagio? Non so, a me sembra tale.



Questo viaggio nel tempo, questo passato consumato, questo futuro di devastazione e' ora una promessa di speranza. Un team di esperti dell'universita' di Palangka Raya verra' a Sumatra per aiutarci a costruire dighe nei canali di drenaggio, e a impedire che il passato si ripeta. Perche' c'e' sempre il tempo per le scelte.