sabato 7 aprile 2001

Carga Pesada



Un campo arido, invaso dalle canne, tra due latifondi recintati.
Una tettoia, alcune capanne, una bandiera: i contadini senza terra hanno piantato un nuovo campo.
Una cinquantina tra uomini e donne, capelli arruffati dalla polvere, sandali di gomma e bermuda stinti. Volti resi scuri dal sole, segnati dalle malattie e dalla fatica di vivere. Ma il sorriso e' aperto e sincero, e lo sguardo ospitale.

Il movimento dei Sem Terra e' nato una decina di anni fa, da una costola della pastorale della Terra. La riforma agraria era rimasta sulla carta, e il Brasile ha tuttora il record mondiale del latifondo: su tre milioni di fondi registrati, la oltre la meta' della terra si concentra nel tre percento dei proprietari, alcune delle quali sono piu' vaste della Svizzera, molte delle quali si basano su documenti contraffatti. E quasi tutte sono improduttive.
I Sem Terra hanno cominciato ad occupare latifondi abbandonati, chiedendone l'espropriazione, come prevede la mai applicata riforma agraria.
Come prima risposta hanno avuto il piombo. Pistoleros dei latifondisti o polizia militare hanno segnato il paese di eccidi, tra Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Parana',. Anche la Rondonia ha pagato il suo tributo di sangue quando nel 1996 a Corumbaria decine di occupanti furono uccisi a colpi di arma da fuoco.

Chiusa l'epoca dei massacri si e' passati all'intimidazione giudiziaria, all'arresto dei leader del movimento, con pretesti piu' o meno credibili. Ma i Sem Terra si sono moltiplicati, strani evangelisti della terra continuano a battere citta' e villaggi predicando il diritto a un campo, raccogliendo nuove leve di diseredati in cerca di una vita da costruirsi.

E' un campo, e' provvisorio. Contano di insediare duemila famiglie in un latifondo a cento chilometri da qui. Cercano le parole con sforzo, non sono abituati a raccontarsi. Eppure sotto le frasi incerte, dietro l'aria impacciata, si nasconde gente che tratta col governatore, con i funzionari dell'amministrazione, analfabeti che negoziano mappe catastali alla mano, per ottenere l'assegnazione di terre, investimenti e infrastrutture. Per ora si tratta solo di promesse tracciate su carta, ma loro restano li e non si muovono, fino a quando la carta non si trasformera' in una opportunita' di vita.

Carga Pesada si chiama l'accampamento, carico pesante. Perche' la vita qui non e' facile. Una trentina di capanne di foglie di palma, coperte di plastica nera, un grande tavolo comune, una cucina da campo montata su un rudimentale forno a legna. Nella grande pentola cuociono riso e manioca. L'elettricita' non esiste, e neppure l'acqua potabile. Da un pozzo scavato nel terreno affiora un po' di acqua fangosa. Il bucato si fa al ruscello, qualche centinaio di metri oltre la strada.

Il caldo e' opprimente. Il sole sembra bruciare la terra e le speranze. Ma le mani continuano a intrecciare con rapida precisione foglie di palma per costruire capanne. Il riso bolle nella grande pentola. E fino a quando ci sara' del riso, si va avanti.

Forse non tutti: alla stazione dei pullman (una baracca di legno e un baretto al lato della lunga strada) un uomo piu' anziano aspetta l'autobus. Il volto bruciato, i capelli ormai bianchi, lo sguardo appesantito. Ha lasciato l'accampamento dei Sem Terra, se ne torna a casa a Porto Velho. Perche' qui si batte, si batte, ma non si conclude niente, e ogni volta che si ottiene qualcosa, serve soltanto a complicare di piu' le cose: carte, registri, ma niente che risolva. Povero popolo brasiliano! Saluta e prende il pullman, che lo riporta verso la rassegnazione quotidiana, il sapore piu' autentico di questo paese e della sua sconfinata provincia.

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