martedì 23 ottobre 2007

Sulla via


Pekanbaru, 26 agosto. Cerco di ricordami di quel poster, quando sono sul pullman. Il finestrino e' il retroscena di quella pubblicita', l'altra faccia della stessa macchina: guadagni per pochi, distruzione e miseria per tutti gli altri. In realta' non e' un pullman, e' un semplice furgoncino. Ma ha gli stessi passeggeri di un pullman, e ogni volta che prende velocita', cioe' sempre, bascula come una valigia a rotelle troppo carica, schivando di un pelo autocarri e biciclette. Ma sono ormai quasi cinque ore che sfreccia tutta velocita', e il panorama ai bordi della strada e' sempre lo stesso: palme, palme, palme. Ogni tanto un brandello di foresta, ogni tanto un campo di riso, ogni tanto un'area spianata da cui emergono come neri artigli i ceppi bruciati degli alberi abbattuti. E' uno scenario che si ripete senza finire mai, impossibile credere che na ventina di anni fa qui c'erano grandi foreste. Eppure e' cosi'. Poi sono arrivate le prime piantagioni di gomma, poi il taglio a raso su vasta scala e le piantagioni di acacia, e alla fine e' ecco la palma da olio.

Man mano che il pullmino divora la strada, le aree bruciate si fanno piu' estese. E i risultati si vedono: gli incendi diffusi in Indonesia nel 1997 hanno rilasciato oltre 2,57 miliardi di tonnellate di carbonio. Da allora, ad ogni stagione asciutta, migliaia di incendi hanno rilasciato ogni anno tra i 0,39 e i 1,18 miliardi di tonnellate di carbonio. Queste emissioni sono destinate a crescere parallelamente alla conversione delle foreste palustri in piantagioni di palma da olio.
E questo e' facile da dire. Ma vederlo con i tuoi occhi fa un effetto diverso. Fuori dal finestrino scorre per chilometri un brullo campo di terra abbrustolita, sempre uguale a se' stessa. Alla fine ti appisoli, e quando una buca di sveglia con un sussulto, non sai quanto tempo dopo, il campo e' ancora li, che scorre come un nastro incantato. Un nastro che scorre, scorre, scorre, fino al villaggio di Kualacenaku. La frontiera della foresta e' arrivata qui, con la sua organizzazione di motoseghe, ruspe e canali.

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