venerdì 2 novembre 2007

Pompieri scalzi


Kuala Cenaku, 2 novembre 2007. Il campo pullula di gente oggi. Le magliette verdi Selamarkan Hutan (proteggiamo le foreste) sono una minoranza, sovrastate dalle maglie rosse Pemadam Kebakaran Hutan (forest fires fighting).
Sono una sessantina di persona, occhi neri di ragazzi, che ti fissano con uno sguardo intenso e diretto, ma e' difficile indovinare l'eta' di ciascuno. Alcuni volti sono rugosi e disseccati dal sole, altri butterati da malattie sconosciute, altri ancora lisci e tesi come appena usciti da un istituto di bellezza. Sono venuti dalla citta' di Rengat e dai villaggi qui attorno. Sono studenti dell'universita' e contadini. Ascoltano in silenzio le spiegazioni dell'istruttore, un esperto di incendi forestali venuto da Jakarta. Spiega loro come attivare le pompe che pescano l'acqua dal canale, per bagnare la torba in prossimita' degli incendi, e fermare il tunnel di brace che avanza sotto la superficie, oppure come scavare pozzi di emergenza per portare l'acqua in superficie.
I ragazzi ascoltano le istruzioni, impalati e imbacuccati nelle tute, malgrado il sole a picco. Poi uno a uno azionano gli strumenti. E' così che nasce la brigata volontaria dei vigili del fuoco di Kuala Cenaku. Questa gente era abituata ad aprire i campi col fuoco. Una pratica usata da millenni nell'agricoltura semi nomade, lo slash and burn, senza creare radicali modifiche all'ambiente, almeno fino a quando si limitava a fazzolettini di terra circondati da foresta naturale. Ma con l'arrivo delle grandi piantagioni questa pratica e' divenuta letale, una devastazione senza ritorno.
I primi a pagare il prezzo dello sviluppo sono gli abitanti dei villaggi. Il fumo che avvolge le loro case per mesi interi lascia uno strascico di malattie respiratorie, specie tra i bambini. La crescita della mortalita' e' l'unica compensazione per le terre rubate alle comunita' locali.

Lavorano alacremente, sotto un solo impietoso, e quando la pompa manda uno spruzzo giallognolo verso il cielo, sembra acqua benedetta, come nuova speranza tra la terra bruciata.
Il training e' finito. I ragazzi tornano al campo, dove te', riso e banane fritte non mancano. E poi il giuramento, l'impegno di fronte alla comunita' a continuare i training e a proteggere la foresta.
Poi viene sempre l'ora di andare. I discorsi sono finiti, sessanta strette di mano, centoventi occhi che ti guardano dentro, che senti vicino. Sorrisi aperti e diretti a cui non sei abituato. E sai che molti di questi volti non li rivedrai mai piu'. Ma qualcosa ti lasciano dentro.

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